- 26 Febbraio 2017
- Brevetti
Forse non tutti sanno che l’Università di Padova è considerata la prima università in Italia per la qualità della Ricerca: oltre 4.000 tra docenti, ricercatori e assegnisti con 150 laboratori e 32 dipartimenti riescono a produrre qualità e quantità della ricerca di tutto rispetto e in tutti i campi, a cominciare dalle biotecnologie, alla meccatronica, all’elettronica, alle scienze della vita, alla cura della salute, ai beni culturali e alle scienze umane in genere.
Un patrimonio immenso di conoscenze, di innovazioni e di invenzioni che possono, anzi debbono, essere messe a disposizione dell’economia sia del territorio sia italiana e, perché no, mondiale.
La produzione di innovazione qualificata è sempre stata il fiore all’occhiello dell’Università di Padova, ma troppo spesso è rimasta ristretta nell’ambito delle pubblicazioni scientifiche che circolano tra i pochi addetti ai lavori.
Ora però, da pochi mesi, è profondamente cambiato il modo di porsi dell’Università nei confronti del territorio e dell’economia in genere. Infatti l’Università finalmente si apre, vuole incontrare aziende e persone interessate a conoscere quello che è il frutto della Ricerca, dell’innovazione, delle invenzioni realizzate dai ricercatori.
Fino a poco tempo fa solo alcune aziende, le più illuminate, si sono rivolte all’Università per risolvere alcuni problemi specifici, generalmente per ottenere prodotti più performanti, soluzioni di avanguardia. Ma questo incontro nasceva per lo più su iniziativa delle aziende: quasi mai accadeva che l’Università si proponesse, cercando i giusti interlocutori interessati ai risultati della ricerca.
Ora invece, grazie alla decisione delle massime autorità accademiche, si vuole cambiare l’ottica fin qui seguita.
È l’Università che va verso il territorio, verso le aziende con lo spirito di far conoscere i risultati della propria Ricerca, risultati che possono essere affidati all’industria, la quale è sempre alla ricerca di innovazione in un mercato ormai divenuto globale.
Tutti sappiamo, e ne siamo convinti, che i ricercatori italiani sono tra i migliori del mondo per intuizione e per la capacità di trasferire in risultati pratici le proprie intuizioni.
Ed ecco che l’Università di Padova si attrezza con gli strumenti adatti per vivere la sfida ormai mondiale: viene così creata una struttura separata, anche se dipendente completamente dall’Università, la Smart Unipd Srl (www.smartunipd.it), con poche persone giovani ed altamente motivate. Parte di queste persone sono in contatto con i 32 dipartimenti per essere informate sui frutti della Ricerca, su quelli maturi e su quelli che stanno maturando; l’altra parte delle persone coinvolte in Smart Unipd hanno il compito di contattare le aziende potenzialmente interessate ad acquisire l’innovazione in licenza oppure per diretto trasferimento.
L’acquisizione, da parte delle aziende, delle innovazioni di interesse genererà un flusso di cassa di cui beneficerà la Ricerca universitaria e i ricercatori in primis. Si potrà creare un circolo virtuoso per cui il flusso di cassa generato dal trasferimento tecnologico implementerà qualità e quantità della Ricerca sia di base sia quella dedicata al raggiungimento di specifici risultati.
Ma non basta: in questa rivoluzione copernicana, Smart Unipd sta promuovendo una “Community” di aziende che credono ai benefici di questo cambiamento epocale e alle quali vengono offerti servizi esclusivi, come l’accesso ai laboratori, workshop, eventi di networking e conoscenza in anteprima dei nuovi brevetti. Lo Studio Bonini ,che da anni supportata e collabora con l’Università di Padova e sostiene il deposito di alcuni brevetti fa parte di questa “Community”.
Questo modo di agire è ben noto all’estero, soprattutto nelle università americane, ma non è affatto comune in Italia. Ed è per questo che l’Università di Padova merita i complimenti di tutto il territorio e gli auguri più sinceri da parte degli operatori economici, perché i frutti di punta della Ricerca possano essere di beneficio per l’intera comunità.
e.bonini@ ipbonini.com
Articolo pubblicato il 26 febbraio 2017 su veneziepost.it
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