- 22 Agosto 2017
- Brevetti
Lo scorso 19 maggio 2017, in un question time alla Camera, il MEF ha riportato le informazioni relative alle domande di Patent Box depositate in Italia negli anni 2015 e 2016.
Le agevolazioni presentate per i marchi sono state il 41% (2015) e il 38,5% (2016): una percentuale preponderante rispetto agli altri intangibili e non sorprendente per l’Italia.
Purtroppo, dal 2017, l’Italia ha deciso di escludere i marchi dal regime fiscale agevolato di Patent Box, seguendo l’opinione negativa dell’OCSE di comprendere i marchi nelle agevolazioni fiscali (senza nemmeno provare a difendere questo bene intangibile, molto ricercato dagli investitori stranieri).
Colpisce poi la falcidia di domande decadute, tra la presentazione e l’inizio dell’istruttoria: ben 2586 su 4473, cioè il 58% sono decadute.
Le istanze per “brevetti” sono state soltanto 687 (2015) e 572 (2016) cioè il 18,5% e il 17,5% del totale: davvero poche, rispetto alle 9000 domande di brevetto italiano.
Anche per il design italiano (celebre nel mondo) ci sono state solamente 445 istanze (2015) e 329 istanze (2016) con un calo vistoso nel secondo anno, come per i brevetti.
Sfiducia delle imprese nel meccanismo del Patent Box? Forse. Consapevolezza poco diffusa della necessità di proteggersi registrando, cioè “costituendo” i beni intangibili? Anche. Tempi lunghi per la definizione del reddito agevolabile? Sicuramente.
Le istanze finora definite son qualche decina e circa duemila ancora in contraddittorio: l’Agenzia delle Entrate, in una recente dichiarazione, si è impegnata a definirle entro la fine di quest’anno.
L’incertezza delle regole di questo nuovo strumento, la loro emanazione tarda e complessa nonché l’elevato numero di istanze respinte (ben oltre la metà) hanno certamente scoraggiato molte imprese a presentare la domanda nel 2016.
Tenendo conto che nel 2017 non ci saranno i marchi, le domande da 3265 (2016), di cui 1260 per i marchi, si ridurranno a solo 2000, forse.
Potrebbe valere la pena di indirizzarsi verso un incentivo diretto: si potrebbe abbassare l’aliquota della corporate tax, come avviene in Cina per le aziende che depositano almeno 6 domande di brevetto all’anno (dal 25% al 15%); oppure pensare alla deducibilità delle spese di ricerca, consulenza e deposito per marchi e design, purché giungano a concessione, e per i brevetti, purché abbiano un rapporto di ricerca non sfavorevole.
Questo potrebbe indurre, tra l’altro, le aziende a tenere una contabilità più ordinata ed accurata sugli intangibili, collocandoli diligentemente nelle immobilizzazioni immateriali.
Uno degli scopi, non confessati dal Governo italiano e disattesi dai fatti riguardanti il Patent Box, era la speranza di rimpatrio delle casseforti di marchi ed altri intangibili, collocate all’estero per paura di subire una pesante tassazione.
Sarebbe invece utile, nel generale disegno di riduzione e riordino delle tasse sulle imprese, considerare un’aliquota fiscale agevolata per le acquisizioni o la patrimonializzazione degli intangibili nelle imprese.
I bilanci di molte aziende medie o grandi presentano un fatturato di decine o centinaia di milioni di euro, da una parte, ed un patrimonio in cui le “immobilizzazioni immateriali” hanno un valore di 40-50.000 euro: si tratta di una situazione stridente e spesso non corrispondente al vero; i marchi ci sono, ma non sono iscritti a patrimonio, con un danno per l’azienda (di sotto-patrimonializzazione) non indifferente.
Dott. Franesco Bonini