- 19 Aprile 2024
- Copyright
- Ercole Bonini
Non sono mancate sin dall’approdo della IA nell’ordinario le prime accese discussioni e le azioni legali aventi per oggetto i rischi connessi all’uso dei modelli di Intelligenza Artificiale generativa. Sono infatti diverse anche le accuse, in particolare negli Usa e nel Regno Unito, contro società che hanno sviluppato modelli di IA generativa incolpate della riproduzione, senza consenso alcuno, di una mole indefinita di immagini e opere al solo fine di addestrare gli AI Art Generator.
Non solo immagini, però. L’arrivo di ChatGPT, vero e proprio supporto per molti nei più svariati ambiti, ad esempio, ha suscitato l’attenzione (e i dubbi) di molti sull’effettiva attendibilità dei testi elaborati in tempi rapidissimi, interagendo con l’essere umano fornendo risposte appropriate, raccontando storie o scrivendo codici informatici. Anche nel caso di elaborati scritti non sono mancate azioni legali, addirittura contro Microsoft, da parte di numerosi scrittori che hanno accusato l’IA di copiare il loro stile di scrittura.
Di recente, l’IA è tornata al centro del dibattito pubblico per la sua capacità di generare video con protagonisti, volti noti, testimonial per brand e prodotti a loro totale insaputa. Si tratta ovviamente di veri e propri video fasulli, che possono essere oggetto di azioni penali, ma che suscitano nell’utente e nel consumatore un’estrema confusione.
A questo punto, i temi sui quali maggiormente si sta cercando di fare chiarezza sono quelli inerenti la tutelabilità, in base al diritto d’autore, dei contenuti generati da questi modelli di AI e diretta conseguenza dell’elaborazione di sofisticati algoritmi, che rispondono alle istruzioni impartite dall’utilizzatore finale, e l’attribuzione della paternità (all’uomo o al software).
Cosa prevede la legge?
Il legislatore italiano e quello comunitario, ad oggi, non hanno avallato la teoria dell’AI generativa quale autore dell’opera. Questo perché un’opera può essere protetta ai sensi del copyright se è frutto dell’ingegno e dotata di carattere creativo, nel senso che deve essere espressione della creazione intellettuale dell’autore. Non si può, però, neppure affermare che i contenuti generati dall’AI siano di pubblico dominio perché generati da un algoritmo.
IA e copyright
Resta valido, dunque, anche nel caso del ricorso all’IA, il principio che i contenuti presenti in rete non sanciscono, per la solo loro disponibilità di fruizione, l’utilizzo senza il consenso dell’autore. Soprattutto se il contenuto è oggetto di diritti di esclusiva come, ad esempio, le opere tutelate dal diritto d’autore quali libri, canzoni e fotografie.
Ma i sistemi di IA necessitano di acquisire costantemente dati, che però, nella maggior parte dei casi, sono il risultato di un lavoro umano, reso sì accessibile al pubblico, ma non per questo privo di diritti su di esso da riconoscere, in caso di utilizzo, al legittimo detentore.
Nel caso specifico dell’IA, se l’utilizzo di materiale protetto da diritto d’autore sia fonte per un’opera derivata e/o questo vìoli i diritti dell’opera originale, è argomento ad oggi di dibattito e in fase di sviluppo giuridico.
Le leggi sul diritto d’autore ad oggi presenti non forniscono ancora linee guida chiare su come trattare le opere create da IA.
Affidati a un esperto
Affidarsi ad esperti e professionisti è dunque un passo imprescindibile per evitare facili errori e complicazioni. Lo Studio Bonini tratta da sempre numerosi aspetti, anche particolari, che implicano l’utilizzo, la licenza o la cessione dei diversi titoli di proprietà intellettuale.