- 27 Febbraio 2024
- Proprietà Intellettuale
- Ercole Bonini
Negli attuali scenari di mercato si sente sempre più spesso menzionare modelli di sviluppo quali l’Open Innovation e il Crowdsourcing. Essi permettono alle aziende, in maniera agile e innovativa, di reperire competenze e risorse altrimenti difficilmente ottenibili in tempi brevi e ragionevoli per l’evoluzione dei mercati. Essi però possono anche nascondere delle criticità.
Un’impresa o start-up, per risultare vincente sul mercato, avvantaggiandosi su potenziali o affermati competitor, deve essere la prima a presentare un’idea con caratteristiche di novità. Un obiettivo giusto e condiviso, che rispecchia sostanzialmente quanto racchiuso nel concetto di CI (Closed Innovation), ovvero il modus pensandi e operandi, molto diffuso, secondo cui tutte le idee sviluppate e tramutate in innovazioni devono essere collocate all’interno dell’azienda. Questo certamente può favorire in termini di controllo sullo sviluppo dell’idea, potendo sfruttare le risorse interne e potendo l’azienda vantare il controllo sulla proprietà intellettuale.
Ma ad oggi è ancora vantaggioso adoperare la cosiddetta Closed Innovation?
Open Innovation: cos’è e perché è differente
L’innovazione prevede uno sviluppo tecnologico e progressivo e un investimento di risorse in termini economici, ma soprattutto di personale qualificato e competente. Non sempre, però, è possibile portare internamente all’azienda tutte le competenze necessarie e/o delle quali si considera indispensabile il contributo. Cosa si può fare, allora? Negli ultimi anni a predominare è l’Open Innovation, ovvero l’approccio che prevede il coinvolgimento, nello sviluppo di un’idea innovativa, di risorse esterne (anche dal punto di vista della tecnologia) all’azienda o realtà.
Oggi che i confini del digitale hanno senza difficoltà oltrepassato ogni barriera e filtro eretto dalle aziende, e in un’ottica sempre più globale che vede lo scambio di informazioni e/o pratiche e tecniche da una parte all’altra del mondo, con le imprese che tendono ad estendere la ricerca e la commercializzazione di innovazioni oltre i confini aziendali, la Closed Innovation trova poco margine d’azione. Ecco perché è opportuno comprendere quali sono i vantaggi che possono derivare dall’approccio Open e come poterli sfruttare senza rischi. Perché, certamente, nel caso della OI, che apre a una collaborazione con altri soggetti e li coinvolge direttamente nella fase di realizzazione, il livello di controllo sulla proprietà intellettuale necessita senza dubbio di un’elevata protezione.
Chi sono gli attori che possono essere coinvolti nella Open Innovation?
I soggetti che possono essere coinvolti nei processi di Open Innovation sono molti e di diversa entità: aziende (private, pubbliche, no-profit), università/enti di ricerca, individui singoli. Come anticipato, il fenomeno dell’Open Innovation assume che il processo innovativo può beneficiare da flussi in entrata e in uscita di conoscenze. Questi flussi possono avvenire in diversi modi: licensing in and out, crosslicensing, joint venture, etc. Come sopra esposto, sono diversi gli attori che possono essere coinvolti nel processo creativo e di realizzazione, e questo si declina nel concetto di Crowdsourcing.
Cos’è il crowdsourcing?
Volendo fornire una definizione, per crowdsourcing s’intende un tipo di attività partecipativa in cui un individuo, un’istituzione, un’organizzazione senza scopo di lucro o un’azienda propone a un gruppo di individui di diversa conoscenza, eterogeneità e numero, tramite una chiamata aperta flessibile, l’impegno volontario di assoluzione di un compito ai fini della risoluzione di un problema. Una chiamata così vasta e ampia non può che avvenire, appunto, in un ambito “aperto” (Open) come la rete, attraverso sistemi informatici e varie piattaforme online. Mentre il crowdsourcer trarrà vantaggio dallo sviluppo, attraverso i diversi attori ingaggiati a seconda della finalità da perseguire (privata, pubblica, scientifica, etc.), dell’invenzione, il partecipante (a prescindere dalla portata, se singolo individuo o ente) otterrà un compenso (economico o sotto altre forme).
Principali vantaggi del Crowdsourcing
Il crowdsourcing comporta certamente molti vantaggi. Tra questi:
– una quantità di idee da parte degli attori coinvolti, che altrimenti sarebbero oltre la portata di ciò che è possibile con personale interno o con i partner tradizionali;
– la possibilità di ricevere efficientemente feedback e interpretazioni da una vasta gamma di stakeholders;
– l’opportunità di individuare nuovi talenti con cui cooperare.
I contro del Crowdsourcing
Ci sono, però, d’altro canto, diverse limitazioni e controversie sul crowdsourcing:
– quest’approccio potrebbe influenzare negativamente la qualità del prodotto a causa del considerevole numero di partecipanti coinvolti;
– l’investimento richiesto potrebbe essere elevato rispetto alle aspettative;
– i risultati potrebbero non essere ottimali, anche per via dell’ampio numero di idee che potrebbe andare ad inficiare su alcune valutate positivamente,
– prolungando processi e sviluppi e compromettendo il lavoro di tutti; – in ultimo, ma di primario interesse per la salvaguardia della proprietà intellettuale, determinare chi controlla le informazioni relative al copyright, ai brevetti e le fasi di protezione potrebbe causare non pochi problemi.
Il Crowdsourcing: un approccio in forte espansione
Nonostante questi ultimi aspetti, il Crowdsourcing è un approccio in forte espansione, conseguenza anche dell’incontrovertibile processo di globalizzazione e interconnessione del mondo che ha vissuto, dal 2020, un’accelerata senza precedenti con la comunicazione, interamente declinata sul digitale, che ha reso possibile anche lavorare in modalità mai sperimentate prima. Certamente, sarà un approccio che continuerà ad essere oggetto di studio da parte di esperti del settore e professionisti e che conoscerà nuove forme di sviluppo. Le insidie non mancano, come abbiamo cercato di riassumere in questo breve approfondimento. Ecco perché è consigliabile, prima di accettare un incarico legato al Crowdsourcing, confrontarsi con un professionista ed esperto.
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