- 19 Dicembre 2024
- Copyright
- Raffaele Bonini
Il 15 novembre 2024, l’AT&T Stadium di Arlington ha ospitato uno degli eventi sportivi più attesi degli ultimi anni: il match tra l’ex youtuber Jake Paul e la leggenda del pugilato Mike Tyson. Questo evento, trasmesso in esclusiva su Netflix, ha attirato milioni di spettatori in tutto il mondo e ha generato un record di incassi, con numerosi sponsor coinvolti. Il ritorno di Mike Tyson sul ring ha messo in evidenza anche un aspetto fondamentale nel mondo dello sport professionistico: l’utilizzo commerciale dell’immagine degli atleti.
Come funziona il diritto di utilizzo dell’immagine nello sport?
Il diritto d’immagine appartiene esclusivamente alla persona ritratta. Nel contesto sportivo, ma non solo, per sfruttare commercialmente l’immagine di un atleta è necessario ottenere il suo consenso esplicito. Questo consenso è il presupposto per l’utilizzo commerciale dell’immagine e rappresenta una componente fondamentale dei contratti di sponsorizzazione.
In genere, un contratto di sponsorizzazione consente a un’azienda di utilizzare l’immagine dell’atleta per promuovere i propri prodotti o servizi. Tuttavia, il consenso non può essere ceduto senza limiti: deve essere specifico e chiaramente definito in termini di utilizzo e durata. Per esempio, se un atleta acconsente alla pubblicazione delle proprie foto su una rivista sportiva, tale consenso non si estende automaticamente ad altre pubblicazioni.
Il consenso può essere espresso in forma scritta, ma anche tacitamente, attraverso un comportamento che dimostri un’autorizzazione chiara e inequivocabile. Ad esempio, la partecipazione a un evento sponsorizzato può implicare un consenso implicito all’uso delle immagini dell’atleta, purché il comportamento dell’atleta non lasci dubbi sulle sue intenzioni.
Revoca del consenso: una questione delicata per gli sponsor
Un aspetto critico riguarda la possibilità di revocare il consenso dato dall’atleta. Nonostante la stipula di contratti di sponsorizzazione che prevedono l’utilizzo dell’immagine, l’atleta ha il diritto di revocare il consenso in qualsiasi momento, anche a fronte di un compenso già concordato. Ciò può comportare incertezze e rischi per gli sponsor, che potrebbero aver investito risorse considerevoli basandosi sull’uso dell’immagine dell’atleta.
Per tutelarsi, gli sponsor possono includere nei contratti clausole che stabiliscono il risarcimento per i danni in caso di revoca del consenso da parte dell’atleta. In effetti, la Corte di Cassazione ha stabilito che, se la revoca è irragionevole o in mala fede, lo sponsor può richiedere un risarcimento per i danni subiti, basandosi sulla responsabilità extracontrattuale (Cass. n. 27506/2008).
I diritti d’immagine delle squadre sportive: come si regolano?
Nel caso di una squadra sportiva, la gestione dei diritti d’immagine è più complessa. Le squadre hanno accordi di sponsorizzazione con le aziende per utilizzare l’immagine collettiva, ovvero quella della squadra nel suo complesso, per promuovere i propri prodotti o servizi. Tuttavia, questi contratti non riguardano automaticamente i diritti individuali degli atleti che compongono la squadra.
Infatti, il diritto di sfruttamento dell’immagine di ciascun atleta rimane in capo all’atleta stesso, salvo che non venga concordato diversamente nel contratto con la squadra. In altre parole, se un contratto di sponsorizzazione è stipulato con una squadra, lo sponsor può utilizzare solo l’immagine della squadra come entità collettiva e non quella dei singoli atleti, a meno che l’immagine individuale dell’atleta non sia direttamente legata all’evento o all’attività svolta dalla squadra.
Immagine individuale vs immagine sportiva: la divisione nei contratti di lavoro
Quando un atleta firma un contratto con un club, la sua immagine si scinde in due categorie: l’immagine personale e l’immagine sportiva. L’immagine personale riguarda l’atleta come individuo e può essere utilizzata solo previa autorizzazione. L’immagine sportiva, invece, è strettamente legata alla sua attività agonistica e professionale, ed è automaticamente acquisita dalla squadra.
La squadra, infatti, ha il diritto di utilizzare l’immagine dell’atleta durante le sue prestazioni sportive in quanto parte integrante del servizio commerciale che la squadra offre al pubblico. Tuttavia, questo diritto non è illimitato: si estende solo alle attività legate direttamente alla prestazione sportiva, come le gare o gli allenamenti. Eventuali immagini “in borghese” o fuori dal contesto sportivo richiedono un nuovo consenso da parte dell’atleta.
Il caso delle licenze “nude”
Un altro aspetto importante riguarda le cosiddette licenze “nude”, in cui l’atleta cede in via esclusiva tutti i diritti di sfruttamento della propria immagine alla società sportiva, sia per quanto riguarda l’immagine personale che quella sportiva. In cambio, l’atleta riceve una maggiorazione sul proprio stipendio. Questa formula consente alla società di gestire in autonomia i diritti d’immagine dell’atleta, ma limita la possibilità dell’atleta di stipulare contratti di sponsorizzazione individuali. Solo in questo caso, la società sportiva ha il diritto di sfruttare l’immagine dell’atleta senza la necessità di un ulteriore consenso.
Affidati a un professionista
La gestione dei diritti d’immagine nel mondo sportivo è un tema complesso che coinvolge aspetti legali fondamentali per la tutela tanto degli atleti quanto degli sponsor e delle società sportive. Lo Studio Bonini dà il giusto valore al Diritto d’Autore e ai marchi: assistiamo i nostri clienti nel riconoscere, valorizzare e tutelare i diritti sulle proprie opere.