- 5 Giugno 2017
- Brevetti
Partiamo da un dato, che forse non è noto alla maggior parte delle persone: in Italia le piccole e medie aziende manifatturiere sono circa 4,5 Milioni e il 95% di queste sono considerate micro aziende perché non superano i 10 dipendenti, ma il fatturato di queste micro imprese talvolta supera i 2 Milioni di Euro all’anno.
Nonostante la loro dimensione piccola o minima, queste aziende contribuiscono a creare oltre il 50% del PIL italiano e le loro esportazioni, che non si fermano all’Europa, sono di grande portata e di basilare importanza per tutto l’export italiano.
Tuttavia, la globalizzazione dei mercati impone che le aziende di qualsiasi dimensione siano sottoposte ad una competizione ormai senza confini per cui tutte sono obbligate ad aumentare la produttività, a fare innovazione continua nei loro prodotti e ad offrire la più alta qualità degli stessi, altrimenti la loro sopravvivenza è seriamente compromessa.
È evidente che tutta questa innovazione non può nascere solo dall’intuizione, dalla fantasia dell’imprenditore o dei suoi collaboratori: è necessario sempre più che l’azienda venga “contaminata” dall’esterno per riuscire ad esprimere il meglio di sé e continuare ad innovarsi così da creare le premesse per aumentare le proprie dimensioni.
Il programma governativo “ Industria 4.0” prevede la costituzione di distretti tecnologici per aiutare soprattutto le PMI a raggiungere gli obiettivi della nuova rivoluzione industriale. Oltre agli incentivi fiscali, che sono parte del programma Industrie 4.0, sono previsti interventi che puntano da una parte alla formazione delle persone che lavorano in azienda e dall’altra alla valorizzazione delle eccellenze dei centri di ricerca e delle Università.
È proprio allo scopo di promuovere la valorizzazione delle eccellenze nella ricerca e per facilitare la ricaduta pratica nella manifattura, che nascono i cosiddetti “Competence Center”.
Ce ne sono solo sette in tutta Italia, da Torino a Bari. E tra questi c’è quello del Nord Est che ha visto unirsi i centri di ricerca di nove Università del Triveneto.
Ricerca e produzione, università e impresa: nell’ambito del progetto di rilancio industriale il governo inserisce anche gli atenei veneti, con l’Università di Padova come capofila.
Ma quale sarà l’interazione tra il Competence Center del Triveneto e le industrie? Finalmente ci sarà una circolazione delle informazioni a doppio senso: le industrie sapranno quali sono le ricerche delle nove Università che potrebbero essere d’interesse o risolvere problemi la cui soluzione sembrava complicata o forse impossibile; le Università attraverso il Competence Center , che è il luogo privilegiato dell’incontro tra aziende e ricerca, potranno sapere quali sono le istanze che provengono dall’industria e quindi dal mercato e che è urgente risolvere.
Parlarsi in un luogo designato per facilitare l’incontro, l’ascolto e la proposta per la risoluzione dei problemi, questo è il principale compito che dovrà assolvere il Competence Center.
Così le aziende potranno ricevere suggerimenti sul come incrementare la propria formazione per ottimizzare la produzione, sul come conoscere le esigenze del mercato, addirittura prevenendo le richieste stesse. Ciò è reso possibile con l’analisi critica attraverso l’uso dei big data, attraverso l’Internet delle cose (Internet of Things), attraverso la produzione di elementi complessi con le stampanti 3D, attraverso l’uso “smart” dei “Social” e del “Mobile”.
L’Università di Padova ha già previsto l’uso dei suoi laboratori da parte delle aziende per sperimentare certe soluzioni prima della loro adozione.
L’Università di Padova ha inoltre creato una struttura separata, anche se dipendente completamente dall’Università, la Smart Unipd Srl (www.smartunipd.it), con poche persone giovani ed altamente motivate. Parte di queste persone sono in contatto con i 32 dipartimenti per essere informate sui frutti della Ricerca, su quelli maturi e su quelli che stanno maturando e stanno lavorando per creare una “Community” di aziende che credono ai benefici di questo cambiamento epocale e alle quali vengono offerti servizi esclusivi, come l’accesso ai laboratori, workshop, eventi di networking e conoscenza in anteprima dei nuovi brevetti. Lo Studio Bonini, che da anni supportata e collabora con l’Università di Padova e sostiene il deposito di alcuni brevetti, fa parte di questa “Community”.
Il canale “Competence center” è istituito e anche attivato. Ora basta che aziende da una parte e Università dall’altra, comincino a camminare convergendo le une verso le altre per creare il futuro.
e.bonini@ ipbonini.com
Articolo pubblicato il 12 marzo 2017 su veneziepost.it
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