- 29 Agosto 2024
- Copyright
- Raffaele Bonini
Non sono rari i casi di plagio, o presunto tale, che hanno visto protagonisti grandi star della musica mondiale, ma anche nazionale.
Cos’è e in cosa consiste il plagio nella musica?
Il plagio musicale si verifica quando qualcuno si appropria di un’opera altrui (sia essa testo, melodia o una serie di note) in forma totale o parziale, violandone la paternità. Ma accertare il plagio nella musica non è quasi mai un’operazione semplice e immediata. Anzitutto, è opportuno considerare che, al fine della valutazione dell’effettiva esistenza del plagio occorre preliminarmente valutare se l’opera considerata plagiata riveste carattere creativo e se addirittura a sua volta non violi precedenti opere.
Come si valuta il plagio nella musica?
Per la legge italiana sul diritto d’autore (articolo 2575 del codice civile), ogni opera d’arte è, dal momento della sua creazione, automaticamente protetta da diritti d’autore. Quindi, il plagio può essere considerato come una riproduzione, totale o parziale, non autorizzata di un’opera artisticamente protetta, in violazione dei diritti d’autore. Ma nella musica esistono regole esatte? C’è un numero di note o di battute minimo oltre il quale due canzoni possono essere considerate “parzialmente uguali”?
La riposta è no. Non esiste un numero stabilito di note o di battute per delineare un plagio e non vi sono delle regole precise per identificare il plagio di una composizione musicale. Caso per caso, esperti (periti musicali) vengono convocati dalle autorità competenti atte a giudicare la presunta violazione, valutando se vi sono o meno i presupposti per poter muovere l’accusa alla quale possono fare seguito conseguenze anche gravi: oltre alla lecita richiesta di risarcimento del danno da parte dell’artista leso (autore, compositore o chiunque ne detenga i diritti), la casa discografica può anche ritrovarsi, ad esempio, obbligata al ritiro dal mercato dell’opera.
Il caso: il Re del Pop Michael Jackson contro Al Bano
Nel 1997, Michael Jackson si presenta al tribunale di Roma, in occasione di una sua data in Italia, per rispondere di un’accusa di plagio lanciata dal cantante Al Bano. Oggetto dell’accusa è il celebre brano del Re del Pop “Will you be there“, poi inserita anche nella colonna sonora del film “Free Willy” e presente nella lista dei brani dell’album “Dangerous” (1991), che il cantante italiano sostiene essere stata copiata dalla sua “I cigni di Bakala”, eseguita assieme alla moglie Romina Power nell’album “Libertà” (1987). La battaglia legale tra la star mondiale e il noto cantante ha inizio nel 1991, proprio quando “Dangerous” (30 milioni di copie nel mondo e un contratto da capogiro firmato dal cantante) invade il mercato discografico. Una similitudine tra le melodie di entrambi i brani in effetti non manca, con i periti che contano ben 37 note di seguito uguali, ma quella intrapresa dal cantante e attore salentino sarà una battaglia legale che durerà ben 9 anni e si concluderà con un esito per nulla scontato.
Quando Al Bano ha modo di ascoltare il brano di Michael Jackson, dà mandato ai suoi legali di presentare alla sezione civile del Tribunale di Roma un esposto per plagio contro la star americana.
Diversi grandi nomi della musica vengono interpellati per esprimere il proprio parere sulla vicenda: Ennio Morricone, Luciano Chailly e Nicola Piovani.
Il pretore dirigente, in prima battuta, decide di accogliere il ricorso di Al Bano e fa ritirare l’album “Dangerous” dagli scaffali d’Italia. Un duro colpo. È il 1994. Ma la vicenda non finisce qui. L’artista italiano avanza una richiesta di risarcimento di 14 miliardi di lire al “King of Pop” che, nel frattempo, ignora quasi del tutto la vicenda. Una volta in Italia, prima dell’esibizione a Milano, nel 1997, Michael Jackson si reca presso il tribunale di Roma per rispondere davanti alle autorità dell’accusa mossa nei suoi confronti. Jackson sosterrà di non aver mai ascoltato “I cigni di Balaka” di Al Bano Carrisi, intanto i suoi legali affermano che se un plagio vi è stato questo è ai danni di Eddie Lane e Don Baker, autori di “Bless you for being an angel”, un brano blues degli anni ’30. A quel punto la Sony, detentrice dei diritti d’autore della canzone di sessant’anni prima, cita in giudizio sia il re del pop che Al Bano.
La conclusione della vicenda: entrambi i brani sono privi di originalità
Entrambe le canzoni vengono ritenute prive di originalità. La sentenza vede Al Bano costretto a risarcire le spese legali sostenute dalla Sony, mentre a Michael Jackson vengono addebitate quelle processuali. L’album record di vendite “Dangerous” ritorna in commercio in Italia e, nel 2001, il tutto si conclude con l’assoluzione completa della pop star perché “il fatto non sussiste”.
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