- 17 Maggio 2024
- Marchi
- Raffaele Bonini
È stata oggetto di acceso dibattito in occasione del convegno inaugurale del Motor Valley Fest 2024, a Modena, nel cuore della Motor Valley emiliano-romagnola, la “sfida” lanciata dal colosso cinese Xiaomi, che ha denominato la sua auto elettrica Xiaomi SU7 “Modena”. «Non possiamo accettare l’idea che una casa automobilista cinese dia il nome “Modena” a uno dei suoi prodotti. Ho dato mandato ai legali del Comune per capire cosa fare per evitare che il brand Modena venga sfruttato da qualcuno che non è nemmeno presente in Italia e non produce qui nel nostro territorio». Queste le parole pronunciate dal primo cittadino di Modena sul palco del Teatro Pavarotti-Freni lo scorso 2 maggio, che si è dimostrato determinato a dare battaglia al gigante hi-tech, ritenendo oltraggiosa la denominazione della piattaforma sulla quale si basa il modello SU7. Xiaomi Su7 è un’automobile elettrica sportiva in grado di andare da 0 a 100km/h in 2.78 secondi, e può toccare in 200km/h in poco più di 10 secondi, stando a quanto dichiarato dalla società cinese.
Lo scontro è ormai aperto, ma non sarà una battaglia di breve durata quella annunciata dalla città di Modena ai competitor cinesi in quanto ora si dovrà capire quali reali margini ci sono per un’azione legale. D’altronde, se abbiamo già trattato di come la stessa denominazione “Motor Valley” sia ad oggi a tutti gli effetti un brand veicolo di promozione turistica, accostare il nome della città a un brand e quindi presumere che possa essere coperto da un diritto d’autore è cosa ben diversa.
La replica di Xiaomi non è mancata: “Xiaomi desidera chiarire che il nome del suo veicolo elettrico è Xiaomi SU7. ‘Modena’ rappresenta solo il nome interno di un progetto, nonché l’identificativo dell’architettura della piattaforma ‘Xiaomi EV Modena Architecture’, come annunciato durante un evento tenutosi a Pechino il 28 dicembre 2023. L’azienda sottolinea quindi che non ha intenzione di utilizzarlo per campagne di marketing a livello globale indicandolo come nome dell’auto. Xiaomi si è sempre impegnata a rispettare tutte le normative europee e italiane applicabili, compreso il regolamento sulla protezione delle indicazioni geografiche”.
Il precedente
In realtà, quanto verificatosi con Modena, non è un caso isolato. Di recente, infatti, anche Alfa Romeo è finita nell’occhio del ciclone per aver denominato il suo B-Suv “Milano”. In questo caso a puntare il dito contro Stellantis è stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso sottolineando che «un’auto che si chiama Milano non può essere prodotta in Polonia e lo vieterebbe una legge del 2003». Il riferimento è alla legge 350/2003, articolo 4, comma 49, nata per proteggere il Made in Italy e per definire l’Italian Sounding.
La legge del 2003: ecco cosa prevede
La sopracitata legge 350/2003, articolo 4, comma 49, nata per proteggere il Made in Italy, prevede che “L’importazione e l’esportazione a fini di commercializzazione ovvero la commercializzazione o la commissione di atti diretti in modo non equivoco alla commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza o di origine costituisce reato ed è punita ai sensi dell’articolo 517 del codice penale. Costituisce falsa indicazione la stampigliatura ‘made in Italy’ su prodotti e merci non originari dall’Italia ai sensi della normativa europea sull’origine; costituisce fallace indicazione, anche qualora sia indicata l’origine e la provenienza estera dei prodotti o delle merci, l’uso di segni, figure, o quant’altro possa indurre il consumatore a ritenere che il prodotto o la merce sia di origine italiana incluso l’uso fallace o fuorviante di marchi aziendali ai sensi della disciplina sulle pratiche commerciali ingannevoli , fatto salvo quanto previsto dal comma 49-bis, ovvero l’uso di marchi di aziende italiane su prodotti o merci non originari dell’Italia ai sensi della normativa europea sull’origine senza l’indicazione precisa, in caratteri evidenti, del loro Paese o del loro luogo di fabbricazione o di produzione, o altra indicazione sufficiente ad evitare qualsiasi errore sulla loro effettiva origine estera”.
La vicenda ha visto la casa automobilistica, in effetti, cambiare poi nome al B-Suv. Ma stando a quanto dichiarato dai vertici aziendali, ciò è accaduto non perché effettivamente sia stata riscontrata una violazione, ma “per evitare polemiche”.
Il caso “Modena”
Anche nel caso dell’auto elettrica ‘Modena’ il ministro delle Imprese e del Made in Italy è intervenuto ribadendo il massimo supporto al primo cittadino.
Non solo. Il ministro Urso ha fatto anche riferimento a quanto introdotto dal nuovo regolamento dell’Unione Europea sulle indicazioni geografiche per i prodotti artigianali e industriali, al fine di consentire una maggiore tutela delle produzioni legata al modello della Motor Valley. Da una prima attività di monitoraggio sulla tutela delle indicazioni geografiche, stando ad alcune dichiarazioni di fonti ministeriali, oltre duecento luoghi in Italia tipici per le loro produzioni possono ad oggi rivendicare il riconoscimento di indicazione geografica previsto nel nuovo regolamento a tutela dei consumatori e dei produttori UE.
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