- 8 Novembre 2017
- Marchi
Si sta molto discutendo sulla necessità improrogabile per le aziende che operano nel manifatturiero di modificare la propria struttura produttiva e organizzativa così da soddisfare i parametri di “Industria 4.0”. Questa espressione significa molte cose: colloquio diretto tra le macchine attraverso specifici software per ottimizzare la qualità del prodotto, per ottenere flessibilità massima e immediatezza nel rispondere alle esigenze del cliente dando il prodotto richiesto nel tempo richiesto. In estrema sintesi “Industria 4.0” significa attrezzarsi per dare il prodotto richiesto anche fuori catalogo con la massima qualità ad un prezzo competitivo e nei tempi richiesti.
Ma cosa potrà mai essere l’”Industria 5.0”?
Secondo il mio parere, questa definizione dovrebbe appartenere ad un’industria che supera i requisiti dell’”Industria 4.0”, aggiungendo a questi un altro elemento che è centrale: mettere l’uomo al centro dell’interesse aziendale realizzando un impegno costante per lo sviluppo economico sociale delle persone che sono coinvolte nella filiera produttiva, dall’origine alla distribuzione del prodotto, anche se non direttamente dipendenti dall’azienda. Tutto ciò ottenendo ugualmente i giusti profitti essenziali per la vita e lo sviluppo di qualsiasi azienda.
Quello di cui desidero parlare non è una teoria, ma una realtà di una precisa azienda che opera in questo modo fin dagli anni 2000: la società è la Pedon Group Spa (www.pedon.it).
Nel primi anni ’80 i tre fratelli Pedon che fin dal 1965 si erano interessati di vendita all’ingrosso di prodotti alimentari, decidono di fare il salto di qualità: divenire trasformatori o confezionatori di prodotti alimentari come cereali, legumi, semi ed altro. Registrano i primi marchi per i loro prodotti con lo Studio Bonini e negli anni seguenti si sono aggiunti molti altri marchi che sono stati registrati anche a livello internazionale dimostrando che la società pone la giusta attenzione alla protezione della proprietà industriale.
L’azienda cresce rapidamente ma la vera svolta avviene nei primi anni 2000 quando la Pedon costituisce la divisione Acos (Agricultural Commodity Supply) una società costituita con il preciso scopo di realizzare una rete globale di approvvigionamento del prodotto che garantisca al contempo il controllo completo delle filiere ed elevati livelli qualitativi. Pedon, ora Gruppo Pedon, passa rapidamente dagli 8 Milioni di Euro fatturati nel 1999 ai 100 Milioni del 2015. Le unità impiegate passano a da 30 persone a 600 di cui 200 solo in Italia. Gli stabilimenti ora sono in Italia, Etiopia, Egitto, Argentina, Cina.
La divisione Acos acquista prodotti alla fonte in 15 diversi Paesi distribuiti sui 5 continenti. Ma perché parlare di “Industria 5.0” quando ciò che è stato raccontato sembra la narrazione di una delle “tante storie” di imprese di successo, quelle che riescono ad ottenere risultati economici d’eccezione acquistando prodotti di base da paesi poveri a prezzi imposti e rivendendo poi nei paesi ad elevato sviluppo il prodotto alimentare nel canale distributori più affermati con largo margine di guadagno? Non è forse vero che chi ha il mercato in mano impone prezzi stracciati al limite delle sopravvivenza per i produttori allo scopo di massimizzare profitto? Non avviene così anche in Italia per i pomodori e la frutta?
Ma Pedon non agisce così: parla in Etiopia con il capo del villaggio e lo convince che nessuno vuol togliere la proprietà dei campi alla povera gente che vive a stento di quello che la terra spontaneamente produce. Anzi, chiede di insegnare alla gente la buona pratica agricola e stabilisce con il capo villaggio (autorità indiscussa!) il giusto prezzo di quello che verrà raccolto. Così i fagioli, fino allora conosciuti come prodotto non commestibile e che venivano utilizzati solo per nutrire gli animali, diventano fonte di alimentazione e di reddito vero mai prima visto.
Ma Pedon non si accontenta di pagare il giusto prezzo per la merce che acquista, vuole anche che le donne coinvolte nel primo lavoro della filiera possano lavorare avendo la certezza che i loro bambini siano accuditi ed istruiti. Nasce così una scuola all’interno del proprio stabilimento di Nazret in Etiopia e tante altre iniziative, sempre volte alla promozione umana.
Fioriscono i riconoscimenti internazionali come il premio “Etic Award” vinto nel 2009 e nel 2013. Lo stesso Bill Gates che ha appoggiato i progetti in Etiopia di Pedon con la fondazione “Bill and Melinda Gates Foundation” ha incontrato il Sig. Remo Pedon in Etiopia dando ampio riconoscimento a quanto realizzato da Acos di Pedon, la prima azienda del settore in Europa ad investire nel paese Africano.
Quelle persone che sono i primi della filiera produttiva e solitamente gli ultimi che ne beneficiano, ora con la politica di attenzione, rispetto e promozione concretamente avviate da Pedon, non solo in Africa, ma in tutti i paesi dove sono presenti gli stabilimenti del gruppo Pedon sono divenuti attori responsabili del loro destino e non più esseri “usa e getta”! Per questo motivo ritengo che il Gruppo Pedon rappresenti il modello di “Industria 5.0”.
Pedon è anche già da tempo nei parametri dell’”Industria 4.0” basta visitare lo stabilimento di Molvena (VI) dove sono presenti ben 58 silos per stoccare le materie prime. Da questi silos la materia prima viene estratta priva di impurità e controllata fino all’insacchettamento con procedimenti del tutto automatici. Con grande orgoglio mi è stato fatto notare che tutte le macchine e le attrezzature più complesse che vedevo erano tutte italiane.
Qualità certificata secondo le norme europee ed estere, rispetto dell’ecologia, sia in approvvigionamento che nel prodotto finito, qualificano l’attività della Pedon Group. Ma prima di tutto e soprattutto la promozione umana a cominciare dai fornitori sparsi nei 5 continenti! Non è forse l’anticipazione dell’”Industria 5.0 che tutti dovremmo attenderci che si realizzi al più presto?
e.bonini@ ipbonini.com
Articolo pubblicato il 20 lottobre 2017 su veneziepost.it
Clicca qui per scaricare l’articolo originale in formato .PDF
Clicca qui per visualizzare l’articolo nella sua fonte originaria