- 6 Agosto 2024
- Proprietà industriale
- Raffaele Bonini
L’industria 5.0 nasce con lo scopo di includere la risoluzione dei problemi che la quarta rivoluzione industriale o Industria 4.0 ha tralasciato, e cioè l’aumento delle disuguaglianze, l’inquinamento, le minacce ai diritti fondamentali della persona.
Così come è stata presentata nel rapporto della Commissione Europea, essa si caratterizza per la focalizzazione sull’essere umano, sulla sostenibilità e sulla resilienza.
L’industria 5.0 pone anche una forte enfasi sulla sostenibilità e sull’economia circolare, puntando a minimizzare gli sprechi e l’impatto ambientale sui processi produttivi. Ciò si traduce in un maggiore utilizzo di pratiche eco-sostenibili in ogni fase della produzione.
I pilastri dell’industria 5.0, incentrati sull’uomo, pertanto pongono le basi per un futuro industriale più inclusivo e rispettoso dell’ambiente. L’adozione di tali principi contribuirà a creare un futuro del lavoro più appagante e sicuro per tutti.
A differenza delle precedenti rivoluzioni industriali, che si concentravano sull’automazione e sulla massimizzazione della produzione, l’industria 5.0 pone al centro l’essere umano. Le tecnologie ora vengono utilizzate per migliorare le capacità umane, non per sostituirle.
Si punta quindi ad una collaborazione uomo-macchina, alla creazione di un ambiente in cui le tecnologie come l’intelligenza artificiale, la robotica e la realtà aumentata aiutano gli operatori a svolgere i loro compiti in modo più efficiente e sicuro. Ora la domanda diventa: che cosa può fare per noi la tecnologia?
L’industria 5.0 è sostenibile, e quindi garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere quelli delle generazioni future. Ciò avviene attraverso lo sviluppo di processi circolari che riducono l’impatto ambientale delle proprie attività.
L’industria 5.0 è inoltre resiliente, e quindi capace di reagire ai cambiamenti improvvisi senza riportare conseguenze permanenti.
La quinta rivoluzione industriale non è tanto una rivoluzione tecnologica quanto culturale: un nuovo paradigma focalizzato sulle persone e sull’ambiente, con il supporto delle tecnologie dell’Industria 4.0.
Nell’industria 5.0 il lavoratore viene considerato un investimento che consente all’impresa di crescere. Egli viene quindi formato, responsabilizzato e coinvolto nella progettazione delle nuove tecnologie industriali, ma allo stesso tempo viene sollevato dai compiti più ripetitivi e pericolosi, ora svolti dai robot.
Al centro della quinta rivoluzione industriale c’è un’automazione intelligente, che permette di ottimizzare la produzione in modo dinamico, adattandosi alle fluttuazioni della domanda e alla variazione delle condizioni operative. L’automazione intelligente non si applica soltanto alle attività fisiche di produzione, ma si estende anche ai processi decisionali strategici e gestionali.
L’industria 5.0 rappresenta, in buona sostanza, un’evoluzione che si basa sull’integrazione tra robotica avanzata, sistemi cyber-fisici e intelligenza artificiale per realizzare un sistema produttivo altamente collaborativo, flessibile e sostenibile. In questo nuovo scenario i lavoratori assumono un ruolo centrale non solo come supervisori, ma come collaboratori attivi dei robot e dei sistemi intelligenti.
In questo contesto l’adozione dei “cobot”, ossia di robot collaborativi antropomorfi progettati per ottimizzare i processi produttivi, diventa fondamentale per le aziende che vogliono abbracciare dei vantaggi di una produzione flessibile e di alta qualità.
In definitiva, la quinta rivoluzione industriale presenta numerosi aspetti vantaggiosi perché attira e trattiene meglio i talenti, ottimizza i consumi, aumenta la produttività grazie all’adattamento ai cambiamenti.
Saranno in grado le aziende di raccogliere questa nuova sfida?