- 16 Dicembre 2013
- Licenze
L’Italia si distingue per molte cose nel mondo, tra le quali sicuramente i brand, o sarebbe meglio dire “il brand”: non inteso come scritta, etichetta o insieme di lettere, ma come messaggio, comunicazione di valori e significati, ovvero tutto quello che è legato ad un senso di “italianità”.
Interbrand, nota e autorevole società, che promuove il valore del brand per moltissime aziende di tutto il mondo, ha stilato una classifica in cui compaiono tutti quei brand che nell’immaginario collettivo globale inducono un’immagine, un messaggio, che è ancora più potente “alle orecchie” del mondo in quanto “made in Italy”.
L’Italia si è costruita un’ideale nei secoli, una reputazione che si è fortificata per capacità ed energia, e adesso vive di rendita in termini di quello che è definito “valore del brand”.
Per parlare dei grandi, ai primi posti c’è Gucci che vale 7 miliardi di Euro, seguito da Armani che ne vale 3 di miliardi. Poi Prada (3,5 mld), Ferrari (3mld), Bulgari, Diesel e Geox.
Nell’immaginario collettivo globale tutto ciò che “suona di italiano” acquista valore; ecco perché alcuni imprenditori internazionali sono disposti a pagare moltissime royalties per avere in licenza brand “italian sounding”.
Ma senza andare troppo lontano, questo vale anche per le realtà aziendali di dimensioni ridotte. E qui entra in gioco la protezione del marchio, visto come segno distintivo e biglietto da visita al di là delle dimensioni.
Per non parlare del licensing, che non è più ormai solo moda, ma un vero e proprio business, che deve essere visto sempre di più dalle aziende italiane come un investimento e una valorizzazione del proprio asset immateriale, che aumenta il vantaggio competitivo.
E’ su questo che bisogna puntare.