- 26 Agosto 2014
- Marchi
Alla fine di Luglio 2014 il COREPER, Comitato Permanente dei Rappresentanti (dei 28 stati dell’Unione Europea) ha incaricato la presidenza di turno Italiana ad iniziare negoziazioni con il Parlamento Europeo sulla riforma della normativa europea sui marchi.
A Febbraio 2014 il Parlamento Europeo aveva approvato a larga maggioranza una significativa riforma del Regolamento del Marchio Comunitario e della Direttiva Europea sui Marchi, che deve poi essere recepita nelle leggi degli stati membri.
Fino alla fine del Luglio 2014, i rappresentanti del COREPER hanno discusso per raggiungere un’intesa su due punti nodali della riforma della normativa sui marchi:
1) la questione delle merci in transito nella UE;
2) il problema del surplus di 500 milioni di euro, finora accumulato dall’UAMI.
Il testo del nuovo articolo 9(5) del Regolamento afferma che “il titolare di un marchio comunitario registrato avrà la facoltà di impedire ai terzi di introdurre prodotti, nel territorio dell’UE, senza essere rilasciati per la libera circolazione, qualora suddetti prodotti, inclusi gli imballaggi, vengano da un paese terzo all’UE e riportino un marchio identico (o che generi la medesima impressione generale) al marchio comunitario anteriore, registrato per quei prodotti”.
Questa dizione, già inserita nel testo approvato a Febbraio 2014 ha suscitato una reazione positiva da parte delle associazioni di titolari di marchi.
Invece, non si è ancora giunti ad un accordo sulla gestione dell’avanzo dell’UAMI.
Alcuni hanno proposto di utilizzarli per migliorare le infrastrutture IT degli uffici degli Stati membri; altri hanno invece proposto che l’avanzo ritorni agli utenti, sotto forma di riduzione delle tasse oppure con l’attivazione di strumenti (banche dati) più efficaci per combattere la contraffazione.
Ha incontrato aperta opposizione una proposta iniziale, per cui il surplus confluisse a Brussels, nel bilancio comunitario; infatti, l’UAMI non riceve alcun contributo comunitario e si regge economicamente con le entrate derivanti solamente dalle tasse degli utenti.
Una delle sessioni del meeting annuale ECTA 2014, cui lo Studio Bonini ha partecipato, è stata dedicata alla revisione della legislazione comunitaria (Direttiva e Regolamento sul marchio comunitario): gli interventi più rilevanti sono stati di François Arbault, rappresentante della Commissione Europea e di Christoph Ernst, rappresentante del ministero federale della Giustizia della Germania.
Christoph Ernst ha confermato che c’è accordo in Commissione sul fatto che le tasse del marchio comunitario abbiano una riduzione di circa il 10%; che si adotti l’approccio di far pagare una tassa per ogni classe internazionale richiesta, abbandonando il “bonus” fino a 3 classi, che è attualmente in vigore.
Un’ipotesi ufficiosa è che il deposito elettronico, di tre classi di prodotti/servizi, rimanga a 900 euro, e diminuisca l’importo per il deposito di un marchio per due classi ed una classe, forse di cento euro ciascuna.
Inoltre, Christoph Ernst ha affermato che le “renewal fees will drop significantly”: è ragionevole pensare che l’attuale tassa di rinnovo, da 1 a 3 classi, fissata a 1350 euro scenderà probabilmente a 1000 euro per una classe, con un supplemento forse di 100 euro per ogni classe aggiuntiva.
Tutto ciò dovrebbe favorire una restrizione selettiva delle classi e dei prodotti al momento dei depositi, scegliendo i prodotti e servizi, per cui si attiverà effettivamente l’uso.
Questa selezione potrebbe valere anche in sede di rinnovo, cioè il proprietario del marchio potrebbe optare per un rinnovo parziale, meno costoso, se alcune classi non sono state attivate nei dieci anni di vita del marchio.
Se si verificassero queste azioni, si avrebbe una riduzione ragionata e ragionevole del numero delle opposizioni, basate su prodotti effettivamente usati e contro marchi simili.
Inoltre potrebbe verificarsi una riduzione delle istanze di decadenza, cresciute in modo abnorme negli ultimi anni.
Infine Christoph Ernst ha confermato la contrarietà del governo tedesco all’ipotesi che il surplus, generato ogni anno dall’UAMI, sia versato a Brussel nelle casse del bilancio comunitario.
Pertanto, è ragionevole che l’avanzo di ogni esercizio ritorni agli utenti, sotto forma di riduzione di tasse o di erogazione di nuovi servizi, per es di progetti di armonizzazione procedurale tra gli uffici degli stati membri o la costruzione di nuovi database, specialmente per l’attivazione dei marchi contro la contraffazione.
Ora che il nuovo Parlamento europeo è insediato, si attende una rapida ripresa dell’esame della Direttiva ed del regolamento, in modo che la sua entrata in vigore avvenga presto e le tasse inferiori possano favorire le imprese europee in un contesto di crisi economica, così come si decise nel 2009, anticipando a maggio e non a fine anno la seconda riduzione delle tasse sul marchio comunitario.