- 12 Luglio 2024
- Marchi
- Raffaele Bonini
Sono tantissimi i riferimenti pubblicitari nel cinema, nelle serie Tv, ma anche nei video musicali. Molto spesso questo viene inteso o recepito come mera pubblicità, se non come “pubblicità occulta”. E in alcuni casi lo è. Ma facciamo chiarezza. Ci sarebbero tantissimi esempi da fare, alcuni più noti altri meno.
Ma facciamo chiarezza. Ci sarebbero tantissimi esempi da fare, alcuni più noti altri meno. Nel corso di un altro recente approfondimento abbiamo affrontato come il film possa essere un’occasione di lancio e/o rilancio per i brand:
nello specifico abbiamo visto come per Mattel, azienda produttrice della bambola “Barbie”, l’uscita dell’omonimo film abbia rappresentato una spinta per il marchio di giocattoli, ma non solo. Diverse, infatti, le ricadute positive anche per altri brand inseriti all’interno del girato.
La casistica è della più varia forma: ci sono casi in cui il prodotto compare sullo sfondo e, seppur riconoscibile, il suo scopo è solo quello di riempire la scena, per far immergere lo spettatore nel racconto e fargli credere che quello che sta guardando rappresenti un contesto reale: un esempio può essere la bottiglia di un marchio di bibite presente nel frigorifero quando l’attore apre l’elettrodomestico. O anche solo la sua citazione, magari al bancone di un bar.
In altri casi il prodotto viene integrato e si intreccia perfettamente con il plot, con il personaggio: per citare un celebre caso, chi non ricorda Tom Cruise nei panni di Maverick in Top Gun indossare un modello di occhiali RayBan Aviator 3025? Molti i personaggi, invece, spesso a bordo del cavallino rampante Ferrari o di un altro noto brand automobilistico: Lancia, per citare un altro esempio hollywoodiano, nel film Angeli e Demoni, ha presentato la serie limitata di Ypsilon, Musa e Delta. E ancora, per i classici, James Bond ha sempre guidato un Aston Martin.
Ma si tratta di sola pubblicità?
Questa pratica, anche molto utilizzata, nello specifico ha un nome: product placement. Si tratta di una pratica non perfettamente regolamentata e che si differenzia per le diverse normative nelle varie aree del mondo. Il product placement prevede l’inserimento di un prodotto o di un brand all’interno di una trama narrativa precedentemente costituita e architettata.
Al suo interno, il product placement si suddivide in:
- naming placement: è la pratica che fa del marchio il titolo del film (Esempio: Ferrari, Il diavolo veste Prada)
- screen placement: è il caso in cui il prodotto appare direttamente nello schermo ad uso dei personaggi (Esempio: l’attore Favino che in Angeli e Demoni guida il modello Lancia)
- script placement: il nome del brand o del marchio viene solo pronunciato
- plot placement: il prodotto è quasi un protagonista all’interno della storia.
In Italia il product placement è regolamentato?
A regolamentare il product placement in Italia sono il Decreto Urbani per il cinema (2004) e il Decreto Romani per la TV (2010).
L’inserimento di prodotti all’interno di film e serie tv può avvenire sia dietro corrispettivo finanziario, sia in forma gratuita.
Non mancano però limiti e divieti. Tra questi, il divieto di incoraggiare esplicitamente l’acquisto del bene o inserire prodotti a base di tabacco in cui si legge il marchio.
La differenza con la pubblicità.
La differenza esiste tra le due formule: la pubblicità deve essere riconoscibile e totalmente separata. Il product placement deve essere riconoscibile e non deve operare cesure nel contesto narrativo.
Sempre e comunque, ogni indicazione inserzionistica deve essere riportata nei titoli di coda.
In cosa consiste l’accordo di product placement
Fondamentale è la premessa che, quando un autore o produzione (cinematografica o televisiva) seleziona un’azienda per il product placement, l’accordo non è vincolante: la produzione, infatti, in nessun caso può assicurare che quei prodotti saranno utilizzati, poiché le esigenze durante le riprese potrebbero cambiare ed evolversi. Il tutto nasce da un accordo tra le parti, che può consistere in un pagamento da parte del brand in denaro (se per l’azienda può rappresentare un’opportunità di lancio o promozione) o anche solo in cambio merce. Può anche essere una realtà intermediaria a mettere in contatto le due parti.
Oltre alle premesse relative alla produzione, vi sono delle altre considerazioni a tutela dei brand: questi, infatti, possono rifiutare di essere presenti all’interno di date produzioni, per ragioni che hanno a che fare con la reputazione del prodotto all’interno del racconto.
È questo uno dei motivi per cui, in alcuni film o serie tv, capita di vedere loghi oscurati e coperti: evidentemente il racconto a cui si assiste non va di pari passo con i valori e l’idea del brand.
Affidati a un esperto
Prima di procedere con l’adozione di un marchio è necessario verificare che tale segno possa costituire un valido marchio, verificando che esso sia “nuovo”. Inoltre, è necessario verificare che esso sia “distintivo” e fondamentale risulta inoltre valutare i Paesi di interesse, avendo la registrazione una valenza territoriale.
Lo Studio Bonini mette a disposizione un team di professionisti specializzati in tutti i settori merceologici: meccanico, elettronico, chimico, farmaceutico, meccatronico, IT/software, biotecnologico, alimentare, materie plastiche, medicale, wellness. Lo Studio offre servizi a 360° per la protezione e la valorizzazione delle opere dell’ingegno. Affidarsi a professionisti del settore per depositare un marchio è un passo imprescindibile.