- 19 Aprile 2024
- Copyright
- Raffaele Bonini
Quella dei videogiochi è una delle più redditizie e prolifiche industrie del mercato del divertimento mondiale, nonché una delle più a rischio a causa delle costanti violazioni. I progressi che negli ultimi decenni hanno visto i videogame protagonisti di una vera e propria rivoluzione hanno coinvolto anche un ulteriore aspetto determinante, ovvero il ricorso a dettagli sempre più realistici e a personaggi di finzione o reali (atleti, sportivi, attori, volti del grande e piccolo schermo). Il ricorso e i riferimenti ad aspetti e dettagli sempre più realistici (se non reali) sono infatti una leva di marketing determinante per il successo di un videogioco, ma la probabilità di infrangere quanto stabilito dalla legge in materia di tutela del diritto d’autore, marchi, etc. è sempre a un livello, per rimanere nel gergo dei videogiochi, più avanzato.
La casistica, soprattutto negli Usa, area geografica seconda sempre al Giappone e alla Cina ma con un comparto videoludico di punta, si spreca.
Uno dei casi più eclatanti è quello che, qualche anno fa, ha visto due colossi dell’industria dei videogame (PUBG Corp ed Epic Games) scontrarsi per una presunta violazione del copyright.
Il caso
La PUBG Corp., un’affiliata dello studio sudcoreano Bluehole Inc., ha fatto causa all’unità coreana della Epic Games, casa di sviluppo di videogiochi con sede nel North Carolina negli Usa e produttrice di “Fortnite”. Secondo la PUBG Corp. la grande hit della Epic Games ha copiato molte caratteristiche e particolari dal suo “PlayerUnknown’s Battlegrounds”.
L’immissione sul mercato di “Fortnite”, ha inflitto un duro colpo a “PlayerUnknown’s Battlegrounds”, un vero e proprio fenomeno all’epoca, e questo ha fatto sì che i sudcoreani puntassero il dito contro i competitor. L’accusa è stata dettata dalla somiglianza nella trama tra i due videogame: entrambi giochi di sopravvivenza, ambientati su un’isola deserta. Certamente le differenze non mancano, eppure l’accusa di violazione del copyright e di plagio è stata avanzata.
Quello precedentemente descritto è solo uno dei numerosi esempi che potremmo riportare. Un altro caso che merita attenzione è quello che ha visto la società giapponese Pocket Pair Inc. (Pocketpair), che ha sviluppato il gioco “Palworld”, accusata di plagio per l’utilizzo di personaggi molto simili, nella grafica e nei dettagli estetici, ai più noti Pokèmon della The Pokemon Company (Nintendo).
La difesa degli sviluppatori di “Palworld” è stata basata sull’ottenimento, per la sua immissione sul mercato, di tutte le autorizzazioni necessarie e al superamento dei controlli legali prodromici al lancio di un videogioco, sottolineando che Palworld offre un’esperienza di gioco differente rispetto a quella fornita dai Pokèmon.
Videogame e proprietà intellettuale
Nel settore dei giochi elettronici la Proprietà Intellettuale incontra diversi ambiti di tutela: dai personaggi alle scenografie che compongono il videogioco, dalla trama fino alla tutela del software stesso.
Ma esiste davvero il rischio di un’accusa di plagio, come nei casi di cui sopra? Da un punto di vista legale, il copyright vieta a terzi soggetti di copiare/riprodurre l’opera d’arte originale creata da altri soggetti.
In entrambi i casi sopra riportati, però, sia la trama che i personaggi, pur presentando diversi punti di contatto, riportano anche delle differenze che potrebbero giustificare una creazione artistica dotata di una propria originalità.
Non solo competitor
L’universo dei videogame vanta una schiera di appassionati che, in molti casi, non si limita a un mero supporto del suo gioco preferito: non sono rari, infatti, quelli in cui i personaggi e i loro mondi vengono replicati per dare vita a remake, contaminazioni e/o addirittura a giochi completamente nuovi.
Questi palesi cloni, seppur frutto di azioni mosse dal mero spirito di condivisione di una passione comune e non di una concorrenza sleale vera e propria, rappresentano un ulteriore grave pericolo per le aziende titolari dei diritti IP: lo sviluppo di un videogame, infatti, può costare anche anni di lavorazione e un ingente investimento in termini di risorse economiche, soprattutto quando vi è anche l’acquisto di diritti per personaggi cinematografici e/o artistici in generale (ricorderete, in passato, il videogioco che vedeva protagonista la celebre superstar Michael Jackson, ad esempio) o sportivi.
In Italia il videogame è tutelato?
I videogiochi, contrariamente ai giochi da tavolo, possono essere tutelati, oltre che dal copyright, anche attraverso il brevetto. Il codice sorgente di un videogame, infatti, può essere protetto dal diritto d’autore alla pari di un’opera letteraria. Se invece si sviluppa un nuovo sistema di controllo o un meccanismo di interazione innovativo, allora si può ricorrere al brevetto.
Affidati a un esperto
Affidarsi ad esperti e professionisti è dunque un passo imprescindibile per evitare facili errori e complicazioni e difendersi da violazioni. Lo Studio Bonini tratta da sempre numerosi aspetti, anche particolari, che implicano l’utilizzo, la licenza o la cessione dei diversi titoli di proprietà intellettuale.